In riferimento all’articolo “Il gruppo elettrogeno non parte, un ‘giallo’ nel piano per la bomba”pubblicato in data odierna a pagina 38, sul quotidiano IL MESSAGGERO di Latina si ritiene di precisare quanto segue:
Premesso che il gruppo elettrogeno dell’ospedale di Formia che serve i servizi in caso di emergenza era stato provato nel corso della preparazione all’evento grazie alla ditta specializzata che si occupa della conduzione e del presidio degli impianti, si evidenzia che fino al momento dell’accaduto, non aveva mostrato alcun segno di malfunzionamento. Le prove sotto carico, sono state eseguite regolarmente ed inoltre era stato eseguito il rifornimento preventivo di carburante del gruppo, che funziona grazie ad un motore diesel, a garanzia della sua permanenza in funzione per tutto il 5 maggio 2019. Il blocco, verificatosi dopo ore dalla sua messa in funzione, ha comportato la mancanza di energia elettrica solo per un frangente temporaneo in quanto lo staff tecnico ha prontamente arginato l’emergenza.
Inoltre non risulta corretto affermare che un gruppo elettrogeno servisse per raffreddare solo il magnete di una risonanza magnetica: La risonanza magnetica, seppur vero che ha necessità di un compressore che consenta di mantenere l’elio che raffredda il magnete in condizioni ottimali, può per natura costruttiva, rimanere senza alimentazione elettrica per più di un giorno. L’unico effetto avvertito è un leggero abbassamento del livello dello stesso elio. Analogamente si può affermare che risulta assurdo associare una mancanza temporanea di alimentazione elettrica ad un danno per dei frigoriferi. La funzionalità del gruppo elettrogeno era legata invece al mantenimento dei server che servivano da Formia i centri periferici (cartelle cliniche informatizzate, applicazioni WEB di varia natura) che però non hanno risentito in alcun modo dell’interruzione temporanea di alimentazione grazie ai gruppi di continuità presenti in ospedale.
La normativa riguardante gli impianti elettrici (CEI 64-8/710 e CEI 64-156) prevede che i servizi critici siano alimentati da sistemi ridondanti, ed in particolare da un gruppo elettrogeno che intervenga entro un tempo massimo di 15 secondi, ma soprattutto da sistemi di continuità assoluta che intervengono con ritardo di 0,5 secondi (UPS, sistemi di batterie) e durino per un tempo utile oltre allo scambio UPS/gruppo elettrogeno in caso di permanenza di guasto.
Si può affermare con sicurezza che, se l’evento del malfunzionamento fosse avvenuto durante la normale routine clinica, la ridondanza del sistema come su descritto e la presenza costante di personale tecnico specializzato che svolge regolarmente un presidio h24 degli impianti e delle cabine, sarebbe prontamente intervenuto; mentre a causa dello sminamento in questo caso non poteva esserci per ordinanza della Prefettura alcuna presenza all’interno.
La mancanza temporanea di energia elettrica è stata causata essenzialmente da un guasto non presagibile in anticipo, come d’altronde qualsiasi guasto, ed all’impossibilità di permanenza di tecnici che in caso contrario sarebbero intervenuti immediatamente sull’impianto.